L`Agro Pontino.
Tracciare la storia cronologica dei vari tentantivi di bonifica
dell´Agro Pontino è un compito troppo arduo e non basterebbero le pagine
di un intero libro. Questo è un cenno per rendere un´idea di ció che era
quella vasta plaga, che dalle porte di Roma si estendeva fino a Terracina,.
facendo del promotorio Circeo (dimora della Maga Circe dove sbarcó Ulisse)
un´isola perché circondato dalle acque se anche mal sane.
L´Agro Pontino per millenni palude dove regnó la miseria e la morte, dove
nelle fasce macchiose che erano vastissime, trovavano rifugio briganti
e fuorilegge e che potevano da quí compiere assalti lungo la vicina Via
Appia della quale si inizió la costruzione giá nel 314 a.C. aperta nel
312 a.C. dal censore Appio Claudio, il quale, con un rettilineo lungo 90
chilometri collegò Roma a Terracina, la porta meridionale del Lazio, punto
di passaggio obbligato del traggitto più breve tra Roma e la Campania.
La Via Appia, una delle più antiche vie del mondo, fu considerata anche
la più bella: per l' occasione, necessariamente, furono prosciugate parzialmente
le Paludi Pontine.
Nel corso dei secoli innumerevole volte uomini, regimi, potentati e papati
intrapresero l´audace tentativo di bonificare le Paludi Pontine, piú volte
con scarso o parziale successo. In nessun tempo si riuscí a disseccare
integralmente quelle vaste zone palustre tanto insidiose, tanto mortali
ma di una bellezza incantevole e pittoresca, fonte di molte leggende e
miti e che ispirarono poeti, pittori scrittori di tutta l´Europa e di tutte
le epoche e che, con le loro opere, hanno immortalato quel paesaggio misterioso
e affascinante.
Numerevoli sono anche le documentazioni sulla vita della povera gente pallida,
sempre in cerca di cibo, indebolita dalla malaria e dall`ambiente che permetteva
solo una vita animalesca, dove non c´era passato ne avvenire, dove contava
solo il momento per sopravvivere e che, per ragioni diverse, era costretta
a vivere o meglio a vegetare nelle paludi dalle acque stagnanti e mortifiche,
dove la respirazione veniva resa difficile dal miasma morboso, che come
una nebbia invisibile, librava sui stagni e sui pantani.
Nella campagna non estistevano residenze di tipo permantente. Boscaioli
e pastori scendevano dalle montagne vicine e lontane nel periodo invernale.
Altri abitanti temporanei delle paludi erano i pescatori dipendenti dagli
affittuari delle varie pescherie. Questi abitavano in capanne presso la
pescheria loro affidata.
Molti erano coloro, che in tutti i tempi per interesse personale , impedivano
e ostacolavano ogni tentativo di prosciugamento delle Paludi Pontine.
Dopo ogni straziante conquista di un lembo delle paludi venivano periodi
piú o meno lunghi di interruzione causati da intrighi, incompetenze, dall´interesse
dei proprietari di mantenere lo status quo e, non per ultimo, dal disinteresse
da parte delle autoritá circa il mantenimento delle zone giá bonificate
e le paludi, abbandonate a se stesse, riguadagnavano inesorabilmete i terreni
giá prosciugati.
Se le macchie erano rifugio di malviventi di tutte le speci e di cacciatori
di frodo di animali bradi e selvaggi, erano anche una risorsa importante
per l´economia locale. Il diritto di taglio del legname veniva dato in
appalto a privati che disponevano di tagliatori. Ma questi boscaioli provocavano
danni ai corsi d´acqua nell´ area della bonifica, poiché per consetire
il trasporto veloce del legname venivano intasati alcuni alvei ostacolando
cosí il funzionamento idrico dell´intero sistema.
Norme che stabilivano la manutenzione della Via Appia e degli alberi che
la costeggiavano ed altri provvedimenti, per esempio, non vennero rispettate
appunto per mancanza d´interesse da parte dei funzionari.
I pescatori, a loro volta, erano causa di danno in quanto, per formare
della piscine, alternavano i corsi d`acqua. E le paludi riprendevano, inesorabilmente,
padronaza di tutta la pianura.
Nella Pianura Pontina c´è stata sempre la morte, chiamata anche poeticamente,la "Dea
della Morte" alla quale furono dedicate molte poesie e brani, ma la
piú terribile, la piú inesorabile, la piú crudele fu la malaria. Non si
conosceva ancora la causa di questo flaggello, che come una falce. taglió la
vita a migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini e, fra tante versioni,
la si attribuí all´aria cattiva e puzzolente "mal´aria" che anch´essa
era senz´altro causa di malattie letali.
Dopo tante ricerche, finalmente, si scoprí che la causa della malaria,
era un piccolo, piccolissimo mostro dal nome anofele, zanzara vettore di
malattia e che sia stato importato in tutta Europa, da certi animali provenienti
dalla costa nord-africana o asiatica, tra il sedicesimo e il diciottesimo
secolo.
Questo mostruoso insetto dalla puntura mortale, impavido e avido di sangue,
attaccava uomini e animali per soddisfare la sua insaziabile sete inettiando
il veleno e le vittime furono innumerevoli.
Dopo tanti esperimenti, infine, il chinino; un medicamento vegetale, che
fu il grande rimendio per tutta l´Europa e per l´Agro Pontino, ormai bonificato.
Per combattere la zanzara, invece, si tentó con una mistura di petrolio
e altri ingredienti <<flit>> ma fu sconfitta e sterminata solo
con il DDT nel 1945.
Nonostante tutte le insidie, tutti gli ostacoli e fallimenti nei tentativi
di bonificare le Puludi Pontine, l´uomo non cessó mai di sognare e di vedere,
un giorno, quelle terre trasformarsi in fiorenti e fertili campi da coltivare.
Garibaldi (1807-1882) racconta di un sogno:
<<... Ma miracolo!... In un istante, invece delle micidiali Paludi Pontine,
presentavasi agli occhi miei magnifici campi coltivati, che mi ricordavano la
ubertosa e ben coltivata valle del Po, coll´incantevole sua vegetazione.
Invece del deserto, graziosissime cascine con orti verdeggianti ed alberi
carichi d´ogni specie di frutta, pianure immense coperte di biade color
d´oro.>>
Un´altra visione la ebbe il grande scrittore Wolfango Ghoethe, dopo aver
visitato i lavori di bonifica, nel 1787 e immaginó di far pronunciaree
a Faust parole, che esprimevano il grande desiderio di vedere presto prosciugate
le Paludi, da affidare a mille e mille contadini.
<< Una palude si stende lungo il monte
E appesta tutto il giá conquistato;
Tor di mezzo la putrida Maremma
Sarebbe alfine massima conquista>>
E seguita:
<<...fertili campi, il nuovo suolo
dell´uomo comodo albergo e della greggia;
le colline animate, ed alle falde
il tramestio di industre e animoso
Popolo!... Ho, se potessi
Vedere questo consorzio, e star fra genti
libere sopra il libero terreno;
Allora dire all´attimo io ben vorrei
Fermati! Oh, quanto sei bello!...>>
Ma ancora i sogni non erano realtá, ancora le paludi erano zone selvagge
covatrici di malattie e di morte, che gli abitanti erano costretti ad abbandonare
per le troppe vittime, che la malaria mieteva come una falce.
Le opere di bonifica ripresero a vari periodi con proggetti di ingegneri
e architetti, coll´ingegno di idraulici e con il travaglio di migliaia
e migliaia di braccianti, boscaioli e operai.
Leonardo da Vinci fu incaricato di proggettare dei piani idraulici idonei
alla bonifica nel 1714. Nel 1777 inizia un altro tentativo da Pio VI Branchi;
Napoleone proseguí e dopo di lui Pio VII e Pio IX.
Ne astinenze ne sciagure ne fame e neanche la terribile "Dea della
Morte", hanno potuto ostacolare la tenace e ferrea volontá di coloro
che ripresero e continuarono i lavori per ridare all´uomo quel territorio,
che secondo un antico mito fu fiorente e bello sotto il regno di una ninfa
e del quale Giove si innamoró e che Nettuno distrusse per invidia e gelosia
di Giunone, invadendolo con le acque del Tirreno, quel territorio leggendario
al quale margine si eregge maestoso il Monte Circeo, dimora della maga
Circe dove sbarcó Ulisse eroe greco.
Virgilio immortaló, con gli ultimi sei libri dell´Eneide la storia di tutta
la regione pontina dove si combatterono le piú lunghe e aspre guerre tra
Troiani e gli Aborigeni, da cui ebbe origine la razza latina.
L´opera di bonifica fu ripresa in modo integrale e definitivo a partire
dal 1931.
In pochi anni, dopo aver costruito cinque cittá e molte borgate, tracciate
e costruite infinite strade e canali, edificati migliaia di poderi e fatto
fronte a tante malattie, la colossale opera fu portata a termine. Fu un´impresa
gigantesca, che richiese il genio. il sacrificio e il sudore di tanti italiani
e i costi furono ingenti. Í sogni di tanti si sono, finalmente, avverati.
Le Paludi Pontine, immenso acquitrino e selva, per secoli flaggello umano,
ora realtá, é terra coltivabile e abitabile e fu resa all´uomo.
L´italia si arrichí di un gioiello prezioso. L´Agro pontino, é oggi una
delle piú belle
Zone italiane. Con il Parco Nazionale, con i suoi laghi e il promotorio
del Circeo, con il suo clima tipicamente mediterraneo, mito, senza grandi
sbalzi di temperatura estivi o invernali.
Nelle Paludi Pontine prima si moriva, ora si vive e si nasce. In uno dei
tanti borghi: San Donato, comune di Sabaudia, Luigina Galuppi nata Tofani,
tragicamente strappata alla vita il....., il 20.3.1937 mise alla luce l´ultimo
dei suoi cinque figli: Teodoro Galuppi.
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